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Channel: Commenti a: Legame tra aborto e crisi economica? Mons. Luigi Negri ha ragione
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Di: Michele

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In risposta a Jem.

Mah, vedo che è stato ignorato il mio commento di ieri. Se mi permettete però rispondo nel merito della risposte di Jem:

1. Con questa affermazione (non esistono differenze sulla mortalità materna tra paesi abortisti e non) contraddici quanto hai scritto prima, e cioè che la mortalità dell’aborto clandestino è molto frequente. In Italia ci sono più di 20.000 aborti clandestini annui ma di donne morte per aborto clandestino non se ne sente mai parlare, eppure porterebbe acqua al mulino dei contestatori dell’obiezione di coscienza.
Per quanto riguarda gli aborti in seguito a stupro, ho provato a cercare qualcosa su internet ma non ho trovato: comunque, considerando che l’eiaculazione deve avvenire dentro il corpo femminile, che la donna deve essere in periodo ovulatorio, che gli spermatozoi devono raggiungere l’ovulo, che l’ovulo fecondato deve poi annidarsi nell’utero, beh, francamente, credo che il numero di aborti in seguito a stupro si contino, in un paese come l’Italia, su qualche decina. Se qualcuno ha dei numeri, li presenti pure.

2. Qua invece la contraddizione c’è. Partiamo dall’affermazione “uomo inteso come essere pensante, con relativi diritti”. Anzitutto se si fa riferimento all’attività cerebrale (e quindi un criterio neurologico), con annessi e connessi, cioè pensieri, emozioni, ecc., questa è propria anche di altri animali non umani; non è quindi un criterio sufficiente per definire la persona. Ed infatti bioeticisti che seguono il tutto stesso criterio (Singer, Engelhardt, la Consulta di Bioetica in Italia) affermano che neppure gli infanti sono persone. Affermazione radicale ma coerente, perché scientificamente la vita mentale di un infante è minore di quella di un mammifero adulto. Il tuo criterio quindi impone di spingersi ben oltre quanto affermi.
Invece, forse accorgendoti del piano inclinato, affermi che un gatto non è un umano, quindi ripudiando il criterio neurologico, che ti avrebbe portato a sostenere le tesi dei succitati bioeticisti, ed abbracciando quello genetico.
Insomma un gatto non è essere umano, perché geneticamente differente, però il criterio per definire la personalità è quello cerebrale, che ci mostra come un gatto sia cerebralmente più evoluto di un bambino fino a qualche anno di età; la logica imporrebbe di considerare anche il gatto una persona però, non essendo geneticamente un essere umano, finiamo per avere una persona non umana. Però il concetto di persona si può predicare solo di un essere umano, dirai! Certo, ma allora è evidente la contraddizione col dire che si è persona solo se si provano pensieri, emozioni, dolore, ecc.: questo concetto implica un raggio ben più ampio di quello della specie umana. Per risolvere la contraddizione, l’UNICA strada è intraprendere quella di Singer & C.

3. Un’ulteriore nota sulla struttura cerebrale: tu affermi che si è persona (quello che tu chiami “uomo”) quando si hanno pensieri, emozioni, ecc. o che si è persona se ci sono attività cerebrali. Benché le 2 posizioni non siano sovrapponibili, entrambe comportano che il cervello sia sostrato di altre attività. Se si va alla ricerca della causa, non si può negare che, senza soluzione di continuità, lo stesso cervello non è che lo sviluppo del progetto genetico del DNA, presente sin dal concepimento. Presumere pertanto una frattura od uno specifico inizio dell’uomo ad un certo punto della gravidanza significa introdurre una discontinuità ove non c’è.

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